Tempo di potatura
Ciao a tutti, provo a fare rapporto, consapevole però di non essere pienamente padrone delle mie facoltà, per cui vi consiglio di prendere con le pinze tutto quello che da questo momento in poi scriverò. Effettivamente sto trasgredendo alla regola che mi ero imposto e cioè di non andare a letto oltre le undici, tuttavia mi ero imposto anche la regola di tenere un diario della potatura per cui, visto che ho già saltato un appuntamento, questa sera non posso proprio fare a meno di appuntare qualche considerazione. Con una certa sorpresa, stiamo andando avanti con i tagli più speditamente di quanto avessi previsto; in realtà più prendo confidenza con gli attrezzi e i tagli e più riesco a muovermi con disinvoltura tra rami e foglie.
L’albero che vedete in foto è quello con cui mi sono cimentato questa mattina con risultati abbastanza positivi. Probabilmente il risultato potrà sembrarvi un tantino scarno, però vi assicuro che siamo costretti a tagli così drastici. Nella foto potrete notare infatti una lunghezza anomala dei rami principali, che comporta uno sforzo eccessivo per il tronco: non è un caso infatti che spesso il tronco, all’altezza dell’incrocio dei rami presenti fratture già abbastanza profonde. Il nostro compito dunque è ora quello di alleggerire la chioma, accorciare i rami portanti e lasciare rami novelli che nel corso delle prossime operazioni di potatura diventeranno le future “teste” portatrici di frutti. L’argomento relativo all’alternanza di produzione comporta diversi approfondimenti che affronterò nella prossima puntata a mente più serena.
La cosa che più di tutte le altre lascia persino me stesso più sorpreso che mai è che siamo insospettabilmente ordinati ed efficienti. A fine giornata davvero possiamo permetterci di guardare con una certa punta d’orgoglio il lavoro svolto in giornata: non è solo questione di alberi. In realtà siamo gli unici, almeno nella zona, che oltre agli alberi potati lascia le frasche a terra già ripulite dei rami più grossi e perfettamente sistemate in lunghi cordoli che non aspettano altro che l’intervento della trincia.Scusate se rischio di diventare pedante, non dovrei dirlo io, però il risultato di tutto il lavoro ha anche un certo senso estetico, o forse di ordine; insomma lo trovo persino bello da vedere. Non potete comprendere la punta di soddisfazione personale se non vedete le facce di quanti per lavoro passano per la strada che costeggia il Podere della Gobba. All’inizio distratti, poi, non appena si rendono conto della nostra pulizia d’esecuzione, con faccia sempre più stupita, quasi sbigottita, per la mole di fatica e pignoleria che immaginano ci sia dietro tutto quel lavoro. Non dico per vantarci ma a noi tutto questo viene quasi naturale. Che dire ancora? Bah, in campagna avevo così tante idee da raccontarvi che non ci stavano tutte nella testa; adesso invece devo rincorrerle una per una e non appena mi sembra di averne afferrata una, scappano tutte le altre. La colpa di questa situazione di stallo mentale non è tanto dovuta alla stanchezza o alla premura di andare a letto presto, ma piuttosto al fatto che il benedetto rapporto arriva sempre dopo la cena e a tavola, dopo una giornata trascorsa leggeri leggeri a saltare di tronco in frasca, se ne vedono di tutti colori. Tra tutti soprattutto il rosso, quello del nostro vinello d’annata, che dopo una giornata in campagna stempera la stanchezza ... e anche i pensieri. Dove finiscono le mie idee? Ma in damigiana, ovvio, no?
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